Col canto mi accingo ad evocar dal Cielo...
di MARCVS MANILIVS
Ho selezionato liberamente alcuni versi dal primo capitolo del poema "ASTRONOMICON", composto dal poeta Marco Manilio, vissuto nella Roma imperiale dell'età augustea.
Col canto mi accingo
ad evocar dal Cielo
le arti divinatrici e gli Astri,
i quali, consci del Fato, mutano le vicende umane,
opera della Ragion celeste...
...Il Cielo già è più benigno verso chi più da vicino lo scruta, ed attraverso i carmi vuol far conoscere il tesoro delle sue eterne ricchezze: in periodo di pace vi è tempo per questo...
... Ed allora è bello levarsi nell'aere,
vivere spaziando nell'immenso Cielo,
e scrutare le Costellazioni
e gli opposti percorsi dei Pianeti.
Ma conoscere solo quello è poca cosa: ben più a fondo conviene penetrare negli Arcani dell'immenso Cielo, (...) per poter poi cantare tutto questo in versi ispirati da Apollo.
Due altari risplendono
di fiamme da me accese;
dinanzi a due templi io prego,
agitato da duplice ardore...
...cioè per la poesia e per il tema (astrologico). Ed attorno al vate che canta seguendo le rigorose sue Leggi, anche il Cielo risuona nel suo immenso giro, concedendogli di trovare parole appena adeguate a descrivere le sue forme.
Solo per grazia dei Celesti si è reso possibile conoscere intimamente il Cielo: chi, infatti, se essi l'avessero occultata, avrebbe osato studiare la Scienza di ciò che regge ogni cosa? Chi, contro il loro volere, avrebbe osato così tanto da voler apparire lui stesso un dio? (...)
...Gli Astri dominano con esoteriche leggi; il Cielo tutto è mosso da una Ragione eterna, e mostra il variare dei destini con l'apparire di ben precise costellazioni (...)
...Nulla, in questa folta massa di stelle, è più mirabile della Ragione che le governa e delle Leggi immutabili cui esse obbediscono (...)
...Nessuna ragione mi pare più efficace di questa nel dimostrare che il mondo è mosso da una Mente divina, cioè Dio stesso, e che non si è invece formato "a caso", come volle si credesse colui che fu il primo [Democrito?] a costruire l'universo con piccoli atomi ed a ridurre tutto ad essi (...)
...Ma chi mai potrà credere che tale vasta mole di opere sia sorta, senza intervento di un Nume, da semplici particelle, e che il mondo sia stato creato da una cieca legge? Se il Caos ha dato origine a tutto questo, allora il Caos stesso lo dovrebbe governare! (...)
...Tutto (invece) è regolato, nell'Universo, secondo la Volontà di una suprema Saggezza. Questo Dio, questa Ragione che ogni cosa governa, ha così disposto che gli animali terrestri fossero sottomessi ai Segni celesti (...)
...Considerando tutto ciò, chi mai vorrà dubitare che un intimo, segreto rapporto unisca l'uomo al Cielo? Ad egli la Natura ha accordato il dono della parola, un vasto ingegno, un animo pronto ed infine, qual privilegio unico, il lui la divinità stessa è scesa ad abitare e a ricercare sé medesima (...)
Chi mai potrebbe conoscere il Cielo,
se non pel dono stesso del Cielo?
Chi mai potrebbe giungere ad immaginare il divino,
se non colui che già è parte stessa della divinità?
E chi potrebbe indagare la sconfinata vastità del globo, la cerchia dei Segni celesti, la fiammeggiante volta del mondo ed il cammino dei Pianeti, eternamente opposto a quello dei Segni, e poi racchiudere tutte queste conoscenze negli angusti limiti del proprio intelletto, se la Natura non avesse dotato d'occhi così penetranti l'animo umano, se Essa non volgesse a sè la mente dei mortali, cui la lega una comune origine, se, in sostanza, non fosse Lei stessa ad indirizzare una così elevata ricerca?
Donde infatti potrebbe mai venire, se non dal Cielo medesimo, ciò che al Cielo ci chiama a conoscere le Verità eterne e le primordiali Leggi imposte all'uomo, nascendo, dagli Astri?
Chi mai vorrà negare come sarebbe sacrilego il cercar d'impadronirsi a forza del Cielo per rivelarlo in Terra, dopo averlo, in qualche modo, fatto nostro prigioniero?
Ma non si spenderà troppo tempo a tentar di provare quanto già di per se stesso è manifesto: la sola esperienza è difatti sufficiente a dare a tale materia tutto il peso e la fiducia che essa merita. La ragione infatti non può fallire: essa non erra mai. (...)
Divinamente ispirato a palesare la sottile influenza che promana dagli Astri, non mi muoverò nella turba, ché non pel volgo ho composto i miei carmi.
Solitario,
mi spingerò pel vuoto Spazio,
liberamente volgendo il mio cocchio,
né temo di incrociare alcuno:
nessuno mi sarà compagno
nel mio cammino.
Voglio che i miei canti siano intesi dal Cielo, ammirati dagli Astri, voglio che l'Universo tutto si rallegri d'aver finalmente trovato un vate di Esso degno, e conquistare inoltre il plauso di quella piccola schiera di saggi che il Cielo non ha sdegnato d'accogliere nella sua sacra Dimora, affinché essi potessero aver diretta conoscenza delle sue meraviglie.
Coloro infatti che non hanno altro interesse che le ricchezze, che altro non amano se non l'oro, il potere, gli onori, le molli oziosità del lusso, i sensuali concerti, certo sdegnerebbero d'applicarsi, con un pur modico lavoro, a studiare le Leggi del Fato: "Dono" del Fato è pertanto già semplicemente il poter approfondire le sue stesse Leggi...
Riferimenti bibliografici: Marco Manilio, ASTRONOMICON, ed. Arktos-Carmagnola
Lettera a Manilio ... dal futuro
Caro Marco Manilio, se potessi ascoltarmi, due millenni esatti dopo, alle tue domande su "Chi mai potrebbe ... ?" risponderei, purtroppo, che oggi ha finito col prevalere decisamente quella visione filosofica "atomista" di Democrito, Epicuro e Lucrezio, cui tu ti opponevi. Mi dispiace veramente di deluderti. Gli scienziati moderni ci abituano, fin dalle elementari, a credere in un mondo composto da "particelle elementari" che cozzano e si frantumano caoticamente. Il mondo è scaturito da una stupidissima Grande Esplosione, ma prima o poi morirà di inedia, per inesorabile entropia statistica. Similmente, senza senso nè alcuno scopo, per quanto stupendi, il DNA e la Vita sarebbero squallidamente venuti fuori, per puro caso, da una sorta di "brodaglia primordiale", accidentalmente investita da un fascio di radiazioni cosmiche ad alta energia. Chi mai potrebbe più credere, al giorno d'oggi, che si trattasse invece della Volontà creatrice di un Nume, di una saetta di Zeus?
Eppure, io sono uno dei pochi terrestri del 2000 rimasti a trovarsi d'accordo con te, specialmente su questo punto: il Caos è per sua intrinseca definizione "disordine, sregolatezza"; arrivare a credere in un universo "regolato" da... "leggi cieche" del caos è infatti conseguenza di cecità della mente a certe sottigliezze della Logica. L'uomo moderno va troppo di fretta e non trova il tempo per soffermarsi a pensare in modo veramente profondo, prende per buono ciò che legge su giornali e riviste "scientifiche", dove gli articolisti sono, naturalmente (forse per timore di perdere la propria reputazione presso gli ambienti accademici e ufficiali), tutti detrattori accaniti dell'Astrologia.
E così il Grande Paradosso: "Caos=Legge", ovvero "Confusione=Ordine", è divenuto la "nuova fede" religiosa del Terzo Millennio. Non riesci a crederlo? Ti faccio un banale esempio: ai tuoi tempi, ricchi signori andavano al Colosseo per assistere a violenti spettacoli in cui dei poveri disgraziati gladiatori venivano sacrificati e lottavano disperatamente per sopravvivere; oggi le parti si sono invertite in modo folle: ricchi calciatori strapagati giocano in campo mentre, sugli spalti, marmaglie di "tifosi fanatici" si scontrano a volte fino a uccidersi, o peggio, fino ad uccidere dei malcapitati innocenti cittadini, schiacciandoli nella calca, o anche così, per puro sadico divertimento, mica perchè esista oggi alcun Imperatore a fare il gesto di pollice verso. Basta questo a dimostrare che un mondo può essere benissimo modellato su "non leggi" e su "non sense": non occorrono più nè Imperatori nè Dei, nè Cause Prime: basta l'azione "di moda", fine a se stessa, condotta per spirito di emulazione del gruppo, o per meglio dire, del branco (... di idioti peggiori che bestie).
Mi dispiace Manilio, oggigiorno nessuno parrebbe più capace di rivolgere lo sguardo alle Stelle con volo poeticamente sublime, come hai fatto tu - una probabilità su molti milioni che esistano ancora animi sensibili del tuo genere. Io vorrei proprio seguire il tuo esempio, ma vedi, mi sento come una microscopica goccia che voglia andare controcorrente all'interno di un torrente in piena, che ci sta trascinando tutti, inesorabilmente, verso le rapide.
Con tanta stima,
dall'anno 2000
A. Asterzod
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