il Sacro Recinto Circolare degli animali

secondo il mitico "Omero"


ODISSEA, XIV, 5-25 (mio libero adattamento da precedenti traduzioni)

Qui Odisseo (Ulisse) rivede il suo fedele porcaio e miglior servo Eumeo, intento a governare un recinto da lui fabbricato con perfetta arte. Il simbolismo, come il lettore potrà notare, é tutto astrologico: 12 i settori, 360 i maiali maschi, 4 i cani pastori posti a guardia dei 4 punti cardinali. Il significato simbolico del numero 50 resta invece molto meno evidente (si veda la mia nota più avanti).

Trovo abbastanza divertente che Omero qui ci paragoni a dei ... maiali: vediamo infatti come Eumeo, per queste bestie da allevamento, abbia eretto un vero e proprio Tempio in cima ad un sacro colle: allo stesso modo, gli Dei hanno eretto per noi miseri mortali il “Recinto celeste dello Zoo-diaco": quindi un "dono celeste" di perfetto amore, quantunque il nostro stato appaia decisamente immeritevole, inferiore e commisto al fango (da cui appunto proverremmo, anche secondo la concezione evoluzionistica).


 

“... E lo trovò nell’atrio d’un recinto circolare

che, veramente splendido, era stato innalzato all’aperto,

ampio e bello e finemente costruito

solitario e quieto in cima ad un colle.

 

L’avea fabbricato, Eumèo, tutto di sua mano

per dare asilo ai maiali del suo padrone lontano,

di sua spontanea iniziativa, senza alcun ordine

della regina Penelope, né del vecchio Laerte.

 

Dapprima lui aveva trasportato grosse pietre

da una cava vicina, poi l’aveva cinto sopra d’irto spino.

Quindi l’aveva circondato di pali spessi e serrati:

una fitta schiera ricavata da bruna quercia scorzata.

 

E dentro il recinto aveva creato dodici spazi chiusi,

uno a fianco e di seguito all’altro, dodici comode stalle,

le quali ogni sera accoglievano, sdraiate per terra,

cinquanta scrofe gravide.

 

I maschi invece dormivano fuori, ed erano in numero molto più esiguo

(perchè decimati dall’ingordo dente dei Proci,

cui il pastore era tenuto, ogni volta, a sacrificare il più grasso):

trecentosessanta lui ne poteva contare.

 

E presso di loro, quando giungeva la notte,

quattro cani giacevano agli angoli,

dall’aspetto feroce, simili a leoni...".

 


 

Ma perchè mai proprio ...cinquanta?!?

 

In tutto 50x12=600 scrofe gravide... Questo numero “50”, scelto da Omero, certo non è casuale e deve avere un preciso significato simbolico - numerologico e/o astrologico. Rappresenta forse un ciclo temporale basato su qualche periodo astronomico particolare, per esempio planetario? Nessuno, ritengo, potrebbe rispondere con esattezza a tale domanda. Occorrerebbe anche spiegare perchè il numero 50 figuri alla base del mito degli Argonauti, o appaia presso altri antichi miti: ad esempio, 50 sono pure le figlie di Danao trasportate sulla stessa nave. I cinquanta compagni di Giasone alla ricerca del Vello d’Oro sarebbero poi una versione greca di un mito più antico, sumerico: infatti anche l’eroe Gilgamesh, si racconta, partì con 50 compagni di avventure.

Da parte mia, faccio l’ipotesi che il numero 50 venga fuori, indirettamente, dai cicli delle congiunzioni di Giove-Saturno (20 anni), che descrivono un trigono completo dopo tre congiunzioni (60 anni). Il ciclo di 60 anni, d’altro canto, è pure alla base dell’astrologia cinese di 12 segni annuali x 5 elementi (legno, fuoco, terra, metallo, acqua). Il 60 è pure il numero-base della suddivisione sessagesimale del tempo e dello spazio (angoli): un’ora (come anche un grado) viene suddivisa in 60 primi e ciascun primo in 60 secondi. Può darsi appunto che Omero volesse rappresentare il numero 60 (ottenuto come sacro prodotto del 5x12), e abbia usato il suo primo multiplo decimale (600= 60x10) soltanto per esprimere il concetto che i 360 maiali maschi erano diventati in numero inferiore a quello degli esemplari femmina. In definitiva, avremo la seguente identità, in apparenza banale e scontata (una semplice proporzione fra il 5 ed il 6), e pur tuttavia di valore altamente simbolico:

50 = 60 x 10 : 12

Una seconda possibilità "numerologica" è la seguente: il 50 come "chiusura circolare del Quadrato Perfetto". Il Quadrato Perfetto (49), che rappresenta il limite ed il compimento del Creato, è infatti quello avente per lato il Sette, numero sacro presso tutte le più antiche tradizioni. Quindi, con l'aggiunta dell'Uno che sta al Centro del Tutto - se lo preferite è Dio stesso, il Creatore - avremo la Perfezione circolare assoluta:

50 = 1 + ( 7 x 7 )

Le due identità numeriche precedenti, sono infine sintetizzabili nella seguente, che potrebbe in definitiva rappresentare la 'cooperazione armoniosa' fra i numeri primi successivi: 5, 6 e 7:

360 = [(7 x 7)+1] x (6 x 6) : 5

Per inciso, il 360 appare anche come soluzione algebrica univoca (il che è quanto dire!) quale "Determinante" della Matrice 3x3 del "quadrato magico" più semplice, e cioè quello corrispondente al Talismano di Saturno-Piombo, di fondamentale valore esoterico fin dalle più remote antichità:

4

9

2

3

5

7

8

1

6

Infatti, calcolandone il Determinante, otteniamo:

D = 4 x (5 x 6 - 1 x 7) + 9 x (7 x 8 - 6 x 3) -2 (5 x 8 - 1 x 3) =
= 4 x 23 + 9 x 38 -2 x 37 = 92 + 342 -74 =
360

Questo risultato, a mio parere, è importantissimo, cioé è tutt'altro che una banale 'coincidenza casuale'. Il numero dei giorni dell'anno solare, nonchè la scelta operata dagli Antichi di suddividere il cerchio in 360 gradi (anzichè, ad es., 100, 120, 240, 400, ecc.) non sono frutti del caso o dell'arbitrarietà. La Natura cosmica, o per meglio dire quell'Intelligenza demiurgica che l'anima e che la regola, ha deliberatamente predisposto il nascere della Vita sul nostro pianeta, dandoci un Segno intelligibile della ricerca della migliore soluzione astronomica, la più semplice possibile (il Determinante univoco, 360, del "quadrato magico" più piccolo possibile).

A. Asterzod


Ma per chi non si accontenta di queste mie ...'originali' spiegazioni, ne esiste un’altra, cui adesso accennerò, senz’altro più suggestiva (ma a tutt’oggi senza prove concrete, anche se tutti più o meno siamo convinti della possibilità di esistenza di forme di vita extraterrestre, anche assai più evolute e più intelligenti della nostra)...


 

Il segreto dei Dogon

 

Secondo lo studioso R.K.G.Temple, autore de “Il Mistero di Sirio”, la spiegazione dei “50 navigatori a bordo dell’Argo” deriverebbe da un presumibile antico “contatto ravvicinato” tra gli abitanti indigeni dell’Africa a sud del Sahara (presso l’attuale Nigeria) e una civiltà extraterrestre “anfibia” proveniente da un pianeta paludoso, che orbiterebbe intorno ad un’oscura compagna (Sirio B) della grande stella Sirio A (Sothis). Oggi si sa che il periodo di Sirio B rispetto a Sirio A è di 49,97 anni terrestri, valore appunto molto prossimo a 50 anni esatti... Infatti è stata rivelata, grazie alle ricerche di due antropologi-etnologi (Griaule & Dieterlen, 1946-1950), un’antica tradizione iniziatica tramandata oralmente presso il popolo dei Dogon, secondo cui molti secoli fa dei visitatori spaziali “per metà pesce” sarebbero giunti qui a bordo di un’astronave (... la mitica “ARGO”, per l’appunto). Essi, naturalmente, insegnarono agli indigeni almeno quel poco che questi ultimi potevano comprendere del loro pianeta e dello loro conoscenze scientifiche. I sacerdoti dei Dogon avevano un'antica conoscenza segreta di una invisibile stella (da loro chiamata Digitaria), piccola ma condensata, orbitante intorno alla grande e brillante Sirio in circa 50 anni. Nelle loro cerimonie pubbliche, il Grande Ciclo di rinnovamento della Creazione veniva celebrato ogni 60 anni (il Sigui), tuttavia gli iniziati consideravano più sacra una raggiera ramificata di 7 regni x 7 = 49 sottoregni in tutto, che naturalmente rappresentavano altrettanti stadi e sottostadi della Creazione, ai quali veniva aggiunta un'unità che simboleggia l'intero, quindi il 50 come il Tutto. In altre parole, mentre il ciclo essoterico del Sigui era di 60 anni, quello esoterico (di cui i sacerdoti mantenevano oralmente una contabilità segreta) era di 50 anni, con riferimento occulto alla stella Digitaria. Questa tradizione iniziatica presso i Dogon risale certamente a molti decenni o secoli prima delle attuali scoperte astronomiche e dell'invenzione del telescopio o di qualsiasi altro strumento che potesse far presupporre l'esistenza di stelle nane invisibili compagne delle stelle visibili a occhio nudo! Personalmente, mi pare alquanto sciocca la "spiegazione", da parte degli scettici scientisti di turno, che tutto ciò possa essere scaturito dal semplice "eccesso di fantasia mitologica" di un piccolo popolo sperduto nella savana!

Verosimilmente, la maggior parte di queste presunte "rivelazioni di origine extraterrestre" furono deformate col tempo, gradualmente, attraverso il linguaggio figurato del mito, o comunque tenute segrete, per motivi che possiamo immaginare. Parrebbe sensato supporre che, passando prima attraverso il Sudan, queste conoscenze iniziatiche orali siano giunte risalendo verso nord la valle del Nilo, e difatti il culto della stella Sirio o Sothis è fondamentale già fin dall’inizio della civiltà egiziana, e lo rimarrà per molto tempo nelle sue tradizioni più esoteriche: è oggi risaputo che persino l’orientamento delle grandi Piramidi punta verso le costellazioni di Orione e quella confinante del Cane (ovvero dello Sciacallo: la testa del dio Anu-bi), di cui la stella principale è appunto Sothis, identificabile con la dea Iside. E’ curioso il fatto che i sumero-accadi parlassero di semidivinità chiamate Anu-naki, che significa “figli del Cielo(=Anu)”. Non sorprende dunque che, successivamente, anche secondo gli assiro-babilonesi, le arti e la civiltà sulla terra sarebbero state insegnate da un semidemone, Oannes, di solito rappresentato con un pesce attaccato alla testa, scivolante lungo sulle spalle come un mantello e con la coda penzolante giù in basso fin quasi in corrispondenza dei piedi. E la stessa origine etimologica greca della parola “Sirena” parrebbe essere affine a quella della stella “Sirio”: che vi sia un nesso stretto fra le due cose? Che esista davvero una civiltà extraterrestre evoluta abitante un pianeta acquoso orbitante nei dintorni di Sirio?

Ma se davvero così fosse, dovremmo considerarci estremamente fortunati, perchè in termini cosmici la stella Sirio è a pochissimi anni-luce da noi! Quindi la probabilità di esistenza della Vita nell’universo sarebbe di gran lunga più elevata di quello che i nostri scienziati stimano attualmente. D’altro canto, dovremmo però anche ragionevolmente supporre che, visto che nessuna astronave può fisicamente superare la velocità della luce (cfr. Einstein), un eventuale "contatto ravvicinato" con forme di vita intelligente simili alla nostra non potrebbe mai verificarsi fra pianeti distanti molto più di 50 anni-luce: viaggi più lunghi non avrebbero senso neppure ricorrendo a tecniche di ibernazione, visto che gli astronauti al ritorno vorrebbero ritrovare sul loro pianeta almeno i loro nipotini! Quindi non ci dovrebbe neppure sorprendere molto, in effetti, che una civiltà ci abbia contattato provenendo così da "vicino” (relativamente parlando), come il gruppo locale di stelle di cui fa parte Sirio, ad “appena” 8 anni-luce di distanza! In fondo, è una cosa ragionevole, plausibile: resta solo da accertare se il fatto è realmente accaduto, oppure sperare che, già in questo secolo XXI, anche i terrestri diventino in grado di viaggiare come gli “Argonauti spaziali” fino a distanze dell’ordine di 10 anni-luce, e quindi di tornare in tempo ragionevole (come Ulisse da una lunga Odissea) per poterci raccontare di strani mondi acquitrinosi, orbitanti proprio nei paraggi della sacra Stella di Iside, abitati da "Sirenidi" intelligenti, forse simili ai simpatici delfini proprio come noi lo siamo agli scherzosi scimpanzé, per le ragioni evolutive note a tutti.

A. Asterzod

 


Riferimenti bibliografici:

Robert K. G. Temple, The Sirius Mystery, 1976 (trad. Ital.: Il Mistero di Sirio , ed. SugarCo, Milano, 1978)
M. Griaule & G. Dieterlen,
Un sistema sudanese di Sirio, 1950 (articolo trad. Ital. e integralmente riportato nel libro sopra cit.)


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